Alfano segretario-principe del “nuovo” PDL

La nomina di Angelino Alfano a primo segretario del Popolo della Libertà mi da la possibilità di riflettere su alcuni temi che mi preoccupano relativamente alla politica italiana. Innanzitutto, il ruolo di Silvio Berlusconi in questa faccenda.

Nel titolo di questo post, ho ironicamente definito Alfano “segretario-principe” del PDL. Credo non facciate fatica a capire chi sia il “re”, in un simile contesto. L’istituzione del segretario di partito, chiaramente d’origine anglosassone, è stata un tantino rivista e stravolta come di consueto accade in Italia: questi è una figura che viene candidata e scelta, nel corso di un congresso (se quello messo in piedi dal partito di Berlusconi è un congresso, chi vi scrive è la futura moglie del Principe Alberto di Monaco – lui si che è un principe, poi), da una rosa di papabili. Io non ho visto né una rosa di papabili – semplice, non esiste – né l’utilità di un segretario all’interno dell’attuale struttura del Popolo della Libertà. Rimangono Verdini e La Russa a coordinare non si sa cosa e Berlusconi a comandare, altro che struttura. È fin troppo facile. E, se questa è stata la chiave del successo berlusconiano negli ultimi diciassette anni, è chiaro come, alla luce degli ultimi insuccessi alle urne, serva una complicazione degli affari politici: uno slancio democratico, un’ondata di partecipazione. Insomma, primarie ben organizzate, magari non a pagamento perché i nostri bei soldini già li elargiamo ai vari PD e compagnia, e trasparenti. Nessuna imposizione dall’alto, nessuna corrente pronta poi a rompere i Maroni una volta al governo – su questo, il mio plauso al Presidente.

Presidente che dovrebbe passare la mano, a mio parere, in vista delle elezioni del 2013. Che non lo farà, però. Un buon motivo per continuare sarebbe la protezione di una classe dirigente relativamente giovane altrimenti spedita allo sfascio contro una sinistra sicura trionfante. La spiegazione reale, invece, è un’altra: Berlusconi si candiderà ancora per vincere, in barba all’età e ai più recenti sondaggi. Dubito che non abbia il polso del paese, e credo pertanto che ci aspetteranno mesi molto duri da un punto di vista mediatico. Armiamoci d’intelligenza.

Tornando e chiudendo su Alfano, il suo discorso di oggi mi è parso tutto sommato buono: ha avuto il fegato di introdurre il tema della legalità nel partito, pur “confermando” il premier alla guida del partito in vista del 2013 e dichiarandosi, quindi, nuovo paziente erede di quest’ultimo – c’aveva provato Fini, ma non ha proprio resistito. L’ormai ex-ministro della Giustizia è parso abbastanza sveglio da attendere il suo turno, anche se, a dispetto delle formule proposte da Cicchitto sull’istituzionalizzazione delle primarie (“…per l’elezione degli organismi dirigenti del PdL si deve procedere con dei congressi, nei quali deve esserci un aperto dibattito e poi l’elezione fatta con un 50% da parte degli iscritti e per un 50% da parte degli eletti“), le proporrà per la prima volta nella “giovane” storia del PDL.

A tempo debito.

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